a.s. 2024-25ARCHIVIO CIRCOLARI E NOTIZIEBREDASTUDENTI E FAMIGLIE

SCUOLA MEDIA, I NOSTRI RAGAZZI DI TERZA IN UNA MATTINATA SPECIALE

PROGETTO “METAMORFOSI”, STORIE DI RINASCITA 

Chitarre, violini e altri strumenti fatti da detenuti, con il legno dei barconi di Lampedusa: così la musica porta alla salvezza 

di Roberta Rognoni

Tre ragazzi di terza media improvvisano qualche accordo con la chitarra davanti agli altri compagni che ascoltano. Ma non è una qualsiasi: questa è la “chitarra del mare”. Tutti li ascoltiamo in silenzio, perché, tra le note, questo strumento racconta una storia che ci lascia muti.

È colorata, questa chitarra, proprio come le barche di legno che stanno tra le onde, perché è fatta con un legno speciale: quello dei barconi che hanno portato in salvo tanti profughi, approdando sulle coste italiane.

Ora ecco che i nostri ragazzi di terza, in una mattinata di scuola, si trovano a passarsi da una mano all’altra, con rispetto e incanto, questa chitarra del mare. Le loro dita accarezzano quelle assi, le stesse che tempo prima aveva calpestato un ragazzo come loro, ma di una terra lontana. Questo ragazzino, assieme a mamme,  papà, bambini, uomini, vecchi, aveva attraversato il Mediterraneo lasciando tutto, la sua terra, quella dei suoi avi, i suoi cari, la sua casa, per scappare da povertà e guerra.

Quel legno che ha salvato tante vite, invece di essere bruciato, è diventato un prezioso materiale di recupero: grazie alla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti e al suo fondatore, Mosca Arnoldo Mondadori; con l’aiuto e la collaborazione di tanti, il suo sogno è diventato realtà: così più di 100 barconi, negli anni, sono diventati il materiale per dare vita al progetto “Metamorfosi”: legno che racconta storie di dolore e di speranza, di perdita e di rinascita, che diventa strumento di un altro recupero, il percorso di riabilitazione di uomini che, in carcere, stanno scontando la loro pena.

Lo dice chiaramente la nostra Costituzione: la pena deve consistere in trattamenti non disumani, ma che portino i detenuti al reinserimento, cosicché, una volta liberi, possano tornare nella società senza poi sbagliare di nuovo. Come fare questo cammino di reinserimento? Un percorso di crescita. Pensare e riflettere sui propri sbagli. E, poi, lavorare: questo è fondamentale.

Nasce così la liuteria, un laboratorio all’interno del carcere di Opera, per insegnare ai detenuti a costruire chitarre, violini, violoncelli e altri strumenti ad arco, così da farli diventare degli abili artigiani. 

Nicolae è davanti a noi. Di giorno lavora fuori, nella sede milanese dell’Associazione, la sera, dopo il lavoro, torna in carcere a Opera. Con coraggio racconta il suo percorso: è un detenuto dal 2013, nel 2020 ha fatto un colloquio per poter imparare a fare i violini ed è stato scelto, assieme ad altri come lui, tra più di 1000 carcerati.

Ci racconta che costruire un violino non è cosa da poco: il primo ostacolo da superare è stato di ordine tecnico, perché di solito viene usato un legno pregiato. Come fare allora? Si è ricorso a una tecnica antica, che prevede di inumidire il legno e poi lavorarlo con il fuoco. Così hanno cominciato a nascere i violini del mare. Poi, nel 2021, un falegname di Napoli, che raccoglieva pezzi di legno sulla spiaggia, ha proposto di allargare l’attività, costruendo presepi in legno, con lo stesso materiale di recupero.

“Così pezzo per pezzo” – racconta Nicolae – “abbiamo imparato a costruire i violini classici. Tanti non credevano che potessero suonare e sono rimasti tutti stupiti. Ma ce l’abbiamo fatta”.

Oggi sono più di 20 gli strumenti costruiti con il legno delle barche che vanno in giro per Italia e nel mondo, per raccontare il “recupero nel recupero”. Come ricorda Nicolae ai nostri ragazzi: “Per noi che abbiamo sbagliato e siamo finiti dietro le sbarre e per loro che sono scappati dalla fame e dalla loro storia, per scappare da povertà e distruzione”.

Grazie all’aver capito i suoi errori e alla sua bravura, Nicolae è ripartito, lui che a 10 anni era costretto ad andare a lavorare a meno 35 gradi, per raccogliere legni da rivendere, per poter portare a casa un po’ di soldi e aiutare la sua famiglia in difficoltà.

Ai ragazzi dice: “Ho scelto di lavorare e sono stato fortunato per avere avuto questa opportunità, ma l’ho anche fortemente voluta. Nella vita devi impegnarti per ottenere quello che vuoi tu. È importante capire chi siete e che cosa volete dalla vostra vita. Niente è impossibile nella vita. Io non sapevo come fare un violino, ho imparato. Avere vicino le persone giuste è fondamentale”.

Persone come Greta, che collabora con la Fondazione e aiuta i ragazzi nel lavoro, in carcere e fuori: avere un sostegno è importante per andare avanti.

Tra una testimonianza e l’altra, ci godiamo la “musica del mare” con Renata, che canta le canzoni della sua patria, Cuba, accompagnandosi con la chitarra.

Poi è il turno di Zurab, ucraino, ex detenuto: è lui l’altra persona della speranza. Lui che era sulla sedia a rotelle perché stava male e poi piano piano, grazie anche al lavoro, si è ripreso: “In questa liuteria, all’inizio, non sapevo fate niente. Poi, poco per volta, ho imparato. È stato molto emozionante fare la montatura di violino. E poi gli devi mettere ‘l’anima’: un piccolissimo pezzo di legno che va inserito in un punto preciso, proprio quello e non un altro, altrimenti il violino non suonerà mail”. Zurab racconta ai ragazzi che lo ascoltano senza fiatare: “Quando stai lavorando, stai pensando a loro, a quelle mamme e bambini che si sono salvati grazie a quel legno e stai costruendo, con questi pezzi, uno strumento che suonerà. Mentre lavoro penso alla sofferenza di chi è in guerra. Tu che hai sbagliato stai pensando alla tua vita; sbagliare è facile, rialzarti no, ma si può fare”. Ha scontato la sua pena, Zurab, e ora è potuto tornare a casa dalla sua famiglia, dal suo bambino: questa è la fase finale del suo percorso e, racconta Arnoldo: “Continuiamo a seguirlo, lui e tutti gli altri che lavorano con noi”.

Chiude la mattinata Greg, artista internazionale, con la sua performance coinvolgente. Tra una settimana andrà in due orfanotrofi a Zanzibar, oggi è qui dai nostri ragazzi. Ha portato un quadro con un cuore bianco su sfondo verde. Indossa dei pattini a rotelle e, girando su questi pattini, dipinge il cuore bianco con diversi colori, quelli della gioia e della rinascita. Questo cuore indica la necessità di unirsi e di capirsi: un cuore che tutti i nostri ragazzi, simbolicamente, hanno firmato, uno alla volta.

Per chiudere l’incontro, i nostri alunni hanno letto pensieri personali sulla rinascita e la riscoperta.

Una mattinata emozionante e intensa. A noi tutti, docenti e ragazzi, ha insegnato qualcosa. Come dice Zurab: “Un libro va letto anche dall’ultima pagina alla prima e niente, se lo vuoi davvero, è impossibile”.

 

Ti informiamo che, per migliorare la tua esperienza di navigazione su questo sito, utilizziamo diversi tipi di cookies, tra cui cookies a scopo di profilazione che ci consentono di accedere a dati personali raccolti durante la navigazione. Alla pagina informativa estesa è possibile negare il consenso all'installazione di qualunque cookie. Cliccando su “Accetto” o continuando la navigazione saranno attivati tutti i cookies specificati in dettaglio nella informativa estesa ai sensi dell’art. 13 del Regolamento UE 2016/679. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi